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Bike sharing, che fenomeno italiano

Quello della cosiddetta “mobilità condivisa” è un fenomeno in grande crescita in molti paesi del mondo. Cosa s’intende con questa espressione? Quel servizio che permette di usare un'automobile, uno scooter o una bicicletta senza esserne proprietari, pagandone solo l’utilizzo che se ne fa quanto a distanza percorsa e tempo. Nel nostro paese ad avere più successo sono il Bikesharing, il Carsharing anche come car pooling, lo scooter sharing, il bus sharing e il park sharing.
Si parla di oltre 13.000 biciclette offerte in bikesharing in 200 Comuni italiani, di 5.764 auto in carsharing per 700.000 utenti, nelle due formule che prevedono l’una il prelevamento e il rilascio del mezzo ovunque, l’altra il prelevamento e il rilascio in spazi predisposti. Questi i dati emersi dalla prima Conferenza Nazionale della Sharing Mobility, organizzata dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Il bike sharing è il preferito dagli italiani: il primo servizio comparve nel 2001 in Romagna e da lì si è diffuso velocemente in tante regioni e centri. Un grande successo, testimoniato dal fatto che siamo il paese che presenta il numero di servizi attivi più alto in Europa. Nel Nord è concentrato il 64% dei servizi e l’81% delle bici condivise, contro il 14% del Centro e il 22% del Meridione.

I vantaggi del bike sharing? Quello della bicicletta in condivisione è uno dei modi più smart di spostarsi in città, perché favorisce l’attività fisica e non inquina, stimola lo spirito di condivisione e il senso di civiltà, riducendo complessivamente i costi degli spostamenti urbani. E proprio questo modo di vivere la mobilità sembra trovare nuove idee e nuove “strade”, in un’ottica sempre più smart: ad esempio, recentemente Trenitalia ha deciso di rimborsare ai soci Cartafreccia nelle città di Milano e Verona una quota dell’abbonamento di bike sharing.